Bruxelles (Belgio) – Sono tempi duri per il retailer belga Delhaize, che nel 2019 ha completato il processo di fusione con l’olandese Ahold – avviato nel 2016 – creando il Gruppo Ahold-Delhaize.
I guai sono iniziati a marzo, quando la catena ha reso nota la sua intenzione di trasformare in un franchise l’intera rete di punti vendita diretti in Belgio: 128 store (leggi qui). Da allora, Delhaize sta affrontando dure proteste sindacali che hanno portato, in certi casi, anche alla momentanea chiusura degli store. Il timore dei circa 8mila lavoratori coinvolti è infatti quello che il passaggio all’affiliazione possa comportare pesanti tagli al personale e un complessivo peggioramento delle condizioni di lavoro.
Per smuovere l’opinione pubblica dopo mesi di dialogo infruttuoso, il sindacato belga CNE ha lanciato una petizione per boicottare Delhaize. È infatti sua opinione che l’insegna non stia attraversando difficoltà finanziarie – come avrebbe invece lasciato supporre – ma vorrebbe piuttosto arricchirsi sulle spalle dei dipendenti.
Sul portale ‘Boycott Delhaize’ i consumatori sono quindi invitati a scrivere quanto spendevano mediamente, ogni settimana, nei negozi Delhaize per calcolare le perdite economiche inflitte dal boicottaggio. Ad oggi la cifra sfiora i 2 milioni e mezzo di euro. Secondo dati pubblicati da European Supermarket Magazine, Delhaize ha realizzato nel 2020 un volume d’affari di 5,2 miliardi di euro. Nel Paese, è seconda solo a Colyrut (8 mld circa) nella classifica dei maggiori retailer alimentari. Segue Carrefour con 4,3 mld. Insieme, le tre insegne controllano circa il 67% del food retail nazionale. Se si aggiungono i discounter Aldi (2,7 mld) e Lidl (1,8 mld), la quota sale all’85%.
La decisione di trasformare la rete vendita in un franchise è stata giustificata dalla catena come una mossa per rendere più omogeneo il suo operato – Delhaize lavora già infatti con la formula franchise con marchi quali Ad Delhaize, Proxy Delhaize e Shop & Go, per un totale di oltre 600 pv – e ridurre i costi operativi al fine di essere più competitivi in un mercato “fortemente concorrenziale” e provato dalle spinte inflattive. Che in Belgio avrebbe determinato, a gennaio di quest’anno, un drastico -8,9% delle vendite totali in ambito retail. Uno dei cali più significativi sul territorio europeo.
A inizio agosto, il ministro dell’Economia e del Lavoro Pierre-Yves Dermagne ha convocato sindacati e management della catena a un tavolo negoziale per cercare di sbloccare una situazione che, da alcune settimane a questa parte, si trova in una grave impasse.