L’amministratore delegato di VéGé Group interviene nel dibattito sulle misure antinflazione proposte dal ministro Urso. E spiega: “C’è una responsabilità sociale della distribuzione”.

Di Angelo Frigerio

Giorgio Santambrogio, Ad di VéGé Group, è in vacanza a casa di amici in Puglia. Ma rimane sempre attivo e vigile. Soprattutto in un frangente come quello attuale che vede la distribuzione molto attiva sul fronte antinflazione. Eccoci dunque a fare il punto con lui sulle ultime vicende che hanno coinvolto la Distribuzione Moderna e l’industria di marca.

Che ne dici del dibattito che si è creato intorno alla mossa del Governo denominata ‘Trimestre antinflazione’?

Innanzitutto una premessa: invece di essere tutti in spiaggia a commentare i proclami che l’Inter fa ogni estate, ogni agosto, di vittorie in scudetti e Champions League — quando invece poi non vince mai niente — siamo qui a commentare alcune operazioni che si dovrebbero fare in autunno e che riguardano l’inflazione.

La zampata del milanista non poteva mancare. Vedremo cosa saprete fare voi cuginetti. L’anno scorso ‘Zero tituli’. Quest’anno il Trofeo Silvio Berlusconi, per ora… Ma andiamo avanti. Ritorniamo alla domanda di prima.

Ovviamente, da uomo della distribuzione e da studioso della medesima, non mi sfugge nulla in merito alle dichiarazioni che fanno i diversi attori: politici, esponenti dell’industria e della distribuzione. Come di norma accade, non c’è una situazione nera o bianca e anche in questo caso ci sono 50 sfumature di grigio.

Analizziamo queste sfumature.

Pochi giorni fa ho letto l’intervento che ha fatto Mario Gasbarrino, Ad di Decò Italia (leggi qui), e sono assolutamente d’accordo con lui. La distribuzione — dopo aver assecondato la proposta del ministro Lollobrigida concedendo il 15% di sconto in più rispetto al mezzo miliardo stanziato per incentivare i consumi, dopo aver dato disponibilità ai sindacati nel sedersi ancora una volta al tavolo per chiudere il contratto nazionale del lavoro, dopo aver assecondato le istanze dei fornitori accettando tutti i listini degli ultimi due anni — ancora una volta ha dato la disponibilità a sedersi a un tavolo al fine di aiutare le classi meno abbienti. Ecco, come sosteneva Mario — e sono d’accordo — non vorrei che questa disponibilità fosse presa per troppo buonismo, per essere ecumenico.

In effetti Gasbarrino poneva la domanda: “Distributori più buoni o più ciula?”

C’è veramente una responsabilità sociale della distribuzione nel dire: “Sebbene anche per noi i costi siano ancora alti — vedi i listini, i costi di creazione dei prodotti e della logistica — noi accettiamo la proposta del ministro di fare un qualcosa in questo autunno”. Quello che la distribuzione non vorrebbe, però, è avere delle categorie calmierate, dei prezzi decisi, qualcosa di già predefinito. Invece, la proposta che ha fatto tutta la distribuzione e che è stata portata avanti, sostanzialmente, da Federdistribuzione, consiste nell’aumentare le azioni di convenienza che le catene, anche per delle logiche intra-competitive, effettueranno a ottobre approfondendo gli sconti, aumentando la numerica di prodotti, enfatizzando il ruolo della marca del distributore.

E allora cosa c’entra il Governo in tutto questo?

Queste azioni devono avere il bollino del ministero e non i prezzi calmierati. Perché la crisi c’è, i margini sono sempre di meno e la distribuzione non può permettersi di calarli ulteriormente. Quindi un plauso all’accordo che hanno fatto i cinque attori principali della distribuzione, con Federdistribuzione capofila, insieme al ministro Urso. Con un nota bene però…

Cioè?

Non possiamo farci prendere per il naso. Innanzitutto per una questione di dignità e, in secondo luogo, perché i margini non consentono di farci prendere in giro abbassando ancora i prezzi o bloccandoli.