Roma – Continua la crisi del settore fieristico italiano, tra i comparti più provati dalla pandemia, con l’attività ferma ai primi mesi del 2020. E anche quest’anno sono tante le incertezze dovute all’andamento del virus, che impediscono una programmazione nel medio termine da parte degli enti fieristici e delle aziende, come testimonia il calendario in costante evoluzione. Spiega il presidente di Aefi, l’Associazione esposizioni e fiere italiane, Maurizio Danese: “Le fiere, assieme ai congressi, rappresentano il settore italiano che secondo il Cerved ha sofferto di più nel 2020, con perdite del fatturato attorno all’80%. Da epicentro dell’emergenza economica nello scorso anno, la meeting industry vuole diventare simbolo della ripartenza del prodotto Italia nel 2021 non appena sarà consentito. Per questo riteniamo sia necessario poter accedere ai nuovi strumenti di sostegno allo studio per rafforzare e prolungare la cassa Covid. Un atto a nostro avviso dovuto non solo a tutela degli addetti e del know how del comparto, ma anche a beneficio del rilancio delle 200mila imprese made in Italy che partecipano alle nostre manifestazioni, che nel 75% dei casi rappresentano l’unica piattaforma di visibilità internazionale per il business delle Pmi italiane”.