Di Luigi Rubinelli
La questione dell’aumento dei prezzi delle materie prime e di conseguenza dell’aumento dei prezzi al consumo continua a tenere banco.
Tutti i retailer si sono detti contrari ad un aumento dei listini da parte delle industrie, figurarsi all’aumento dei prezzi a scaffale.
- L’argomento, come le argomentazioni conseguenti, non sono nuovissimi. Diciamo che ogni tre o quattro anni in genere lo schema si ripete. Oggi ancor di più, strano perché le vendite del 2020 sono andate benone a tutti. Cos’è successo?
- Quel che sorprende è il tono usato, come se si potesse fare a meno delle marche, dei grandi brand. Niente più Barilla, né Coca Cola, né Dixan, né Magnum e via dicendo. Possibile? Ovviamente non è possibile, lo sappiamo tutti. Molti sostengono che le grandi multinazionali hanno rinunciato ad investire in Italia, ma francamente non si trovano dati a supporto. Può darsi lo abbiano fatto, ma senza il leader di categoria e il brand di riferimento che categoria sarebbe? Si può fare lo scaffale di bevande gassate senza Coca Cola?
- L’aumento dei prezzi colpisce soprattutto le industrie che hanno un portafoglio prodotti e brand ristretto.
- Colpisce i fornitori della marca del distributore, Mdd, che devono chiedere per forza di cose un aumento dei listini, visti i margini già ristretti.
- La marca del distributore vale 11,8 mld. Conad ne fa 4,5 mld, Coop 3,5 mld, Selex 1,1 mld. In pratica tre aziende si spartiscono il 77,1% del totale della Mdd: cosa risponderanno ai loro fornitori della Mdd: niente aumenti? Oppure: a voi si, qualcosina. Ma a quelli dell’Idm, giammai, hanno la pancia piena da anni?
- Colpisce chi non ha il conto economico a posto.
È una querelle fine a sé stessa, un ballon d’essai, o qualcosa d’altro?
Il Rapporto Coop 2021 dice che l’Idm, l’industria delle grandi marche, sta soffrendo da anni e la sua quota di mercato diminuisce vistosamente. Ma se ne può fare a meno?
O, forse, non è che bisognerebbe cambiare sistema commerciale basato sulle promozioni e i contributi marketing rilasciati in abbondanza proprio dalle grandi industrie di marca?