Cesano Boscone (Mi) – Sabato 31 maggio chiuderà il supermercato Bennet all’interno del centro commerciale ‘Porte di Milano’ a Cesano Boscone (leggi qui). Di seguito pubblichiamo la lettera aperta dei lavoratori ai cittadini, alla proprietà del centro commerciale, alle istituzioni e alla direzione Bennet.
“A distanza di dieci anni dallo sciopero che scongiurò la chiusura dell’allora Auchan di Cesano Boscone, oggi ci ritroviamo a vivere un nuovo, drammatico capitolo. Il punto vendita Bennet, subentrato appena cinque anni fa, ha annunciato la chiusura definitiva entro il 31 maggio 2025. Una decisione che lascia 50 lavoratori del supermercato e altri 100 addetti degli esercizi commerciali del centro commerciale in una condizione di profonda incertezza, senza un vero confronto, senza una trattativa, senza una spiegazione chiara.
Molti di noi, lavoratrici e lavoratori, con contratti part-time orizzontali e turni spezzati, hanno ricevuto lettere di trasferimento verso sedi lontane come San Martino Siccomario e Pieve Fissiraga. Spostamenti che, per chi ha già difficoltà a conciliare lavoro e vita privata, rappresentano un costo economico e umano insostenibile.
Il supermercato Bennet di Cesano Boscone non è stato solo un luogo di lavoro: è stato un presidio sociale, un punto di riferimento per la comunità, un luogo di incontro. La sua chiusura non è solo una perdita occupazionale, ma un colpo al tessuto sociale del territorio.
Ci chiediamo: dov’è la responsabilità sociale dell’impresa?
Perché non si è cercato un accordo con la proprietà dell’immobile?
Perché non si è aperto un vero tavolo di confronto con i sindacati e le istituzioni?
Perché si sceglie la strada più facile – quella dello smantellamento – invece di investire nel futuro?
Chiediamo con forza:
– Un vero ed immediato tavolo di confronto tra azienda, proprietà, istituzioni locali, regionali, nazionali e rappresentanze sindacali.
– Soluzioni di ricollocamento sostenibili, che tengano conto delle reali condizioni di vita dei lavoratori.
– Trasparenza e rispetto, perché dietro ogni divisa ci sono persone, famiglie, storie.
Alle istituzioni locali, regionali e nazionali chiediamo di fare il massimo sforzo possibile affinché si possa scongiurare il peggio.
Il lavoro non è una merce da spostare a piacimento. È dignità, è futuro, è comunità.
Noi non ci arrendiamo. E chiediamo che nessuno lo faccia al nostro posto”.
Foto: immagine da repertorio di Bennet.