Milano – “È difficile calcolare quale sarà il reale vantaggio per i consumatori dell’iniziativa governativa per bloccare i prezzi della spesa quotidiana”. Lo afferma Ferruccio De Bortoli, firma del Corriere della Sera, di cui è stato anche direttore. Che descrive l’inflazione come “tassa regressiva”, che “colpisce chi ha meno”.
In riferimento alle famiglie meno abbienti, sul Corriere troviamo scritto: “L’inflazione media, non quella tendenziale, è stata per questa coorte di consumatori, nel terzo trimestre del 2023, del 6,7%, in discesa dal 9,4% del secondo. Per le famiglie a più alta capacità di spesa vi è stata una diminuzione dal 7,1 al 5,6%”. Se è vero che, da un lato, la differenza tra le due categorie rimane ampia ma è in diminuzione, è vero anche che “i costi dell’energia non sono destinati a proseguire nei prossimi mesi la loro discesa”. Secondo De Bortoli, “prevale un ottimismo di maniera che ci sembra eccessivo”, e “ci stiamo lentamente rassegnando all’idea che avremo tassi relativamente alti per molto tempo”. Se il trimestre anti-inflazione consisterà soltanto in “una semplice rimodulazione dei rincari, il sollievo per i consumatori sarà semplicemente temporaneo e illusorio”.
De Bortoli segnala che il ‘carrello tricolore’ sta spingendo molto sui prodotti a marchio del distributore. L’industria, sul fronte opposto, si trova spesso accusata di fare poco o nulla. Ancora, c’è chi preferisce non aderire all’iniziativa promossa dal Governo per applicare riduzioni del prezzo diverse, forse persino maggiori. Lo sconto tricolore del 10%, inoltre, potrebbe andare a sostituirsi ad alcune classiche iniziative tipiche del periodo autunnale. In questo marasma, c’è il rischio che il trimestre anti-inflazione “consenta a molti dei partecipanti di incassare un dividendo d’immagine popolare senza un particolare sacrificio, specie in una fase di prezzi alla produzione in calo”. E poco altro.
Per concludere, De Bortoli afferma: “Bisogna imparare a convivere con un’inflazione seppure in discesa, ma più alta del previsto. Non ce ne siamo ancora resi conto. Se vi fosse questa consapevolezza, la spinta all’adeguamento dei salari (che non c’è) sarebbe forte e socialmente tesa”.