Milano – Giorgio Santambrogio, Ad Gruppo VéGé, interviene nel dibattito sull’inflazione del carrello della spesa in un’intervista pubblicata da Ilsussidiario. “Penso che i retailer”, spiega il manager, “stiano ancora scaricando parzialmente a valle verso i consumatori l’ultima tornata di richieste di aumento dei listini che i fornitori hanno presentato tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Con tutta probabilità, quindi, i prezzi saliranno ulteriormente a marzo e aprile mentre da maggio-giugno in poi, se i costi legati ai processi produttivi (come energia elettrica, gas, materie prime, packaging) e alla logistica (principalmente il gasolio per autotrasporto) non lieviteranno, ma anzi continueranno a diminuire, la salita dell’inflazione subirà un arresto e potrà cominciare a scendere nella seconda parte dell’anno”. Resta da capire l’impatto effettivo sui prezzi finali: “È accaduto pochissime volte che l’industria abbassasse i listini. Tuttavia, è possibile che intervenga maggiormente su alcune variabili di negoziazione, come, per esempio, una finestra di promozione più ampia o più profonda, con l’effetto finale di determinare un costo d’acquisto più basso. A questo proposito c’è da dire, purtroppo, che non si sta registrando un comportamento corretto da parte di tutti i retailer“. Prosegue Santambrogio: “Di norma per ottenere determinate condizioni finali d’acquisto, il retailer deve garantire al fornitore alcune prestazioni a favore della marca nei punti vendita, come l’adesione a un piano promozionale, lo scambio dei dati, attività di merchandising o comarketing. Ultimamente vi sono, però, alcune catene che riescono a ottenere queste condizioni, ma nel contempo, attuando una mera strategia di everyday low price, non possono mettere in atto le attività promesse. Tutto ciò a danno di chi invece si comporta in modo corretto”.