Entra in vigore nel paese una Legge per la fornitura gratuita di assorbenti nei luoghi pubblici. Una misura innovativa nel panorama europeo, dove le imposte sui prodotti igienico-sanitari sono ancora elevate. In Italia una prima riduzione dell’Iva è stata fatta. Ma la strada è ancora lunga.
La Scozia è il primo paese al mondo a fornire gratuitamente assorbenti igienici nei luoghi pubblici. La Legge, entrata ufficialmente in vigore lo scorso 15 agosto dopo un iter di quasi tre anni, mira a contrastare la cosiddetta ‘period poverty’ (povertà mestruale). Un fenomeno tristemente in espansione e ben spiegato alla Bbc da Georgie Nicholson, attivista dell’associazione Hey Girls: “Vai al supermercato e ti trovi a dover scegliere tra un pacco di pasta e uno di assorbenti: questa è la period poverty”. Con questo termine si fa dunque riferimento all’impossibilità di garantirsi un’adeguata igiene mestruale per mancanza di dispositivi igienico-sanitari, decisamente troppo cari in alcune parti del mondo, o di luoghi consoni alla pulizia. Particolarmente diffuso nei paesi a basso reddito, il fenomeno non è tuttavia rilegato a determinati continenti, ma interessa il globo intero. E la decisione del Governo scozzese sembra confermarlo. La Legge contro la povertà mestruale permetterà a chiunque ne avesse bisogno di poter usufruire di assorbenti gratuiti all’interno di strutture pubbliche, comprese scuole e università.
Il grande balzo in avanti della Scozia ci obbliga a interrogarci sulla situazione nel resto dell’Europa, dove la tampon tax, l’imposta applicata su assorbenti, esterni ed interni, è ancora un tema scottante. Non è bastata nemmeno la ‘strigliata’ del Parlamento europeo che, l’anno scorso, sottolineava “gli effetti negativi che la tampon tax ha sulla parità di genere”, invitando tutti gli Stati membri a “eliminarla, portando allo 0% l’Iva sui prodotti essenziali”. A dispetto della comunicazione, sono ancora parecchi i paesi in cui l’imposta raggiunge percentuali esorbitanti, con l’Ungheria al primo posto (27%), seguita dalla vicina Croazia e dalla Danimarca (entrambe al 25%). E la lista potrebbe continuare. Non è un caso che, in ogni angolo del Vecchio continente, risuoni ormai da tempo lo slogan “Il ciclo non è un lusso”. Il motto è utilizzato da numerose associazioni internazionali per sottolineare come gli assorbenti siano spesso tassati al pari di beni di lusso, portandoli automaticamente a essere esclusi dall’essere considerati beni di prima necessità.
Se la visione europea è ancora parecchio miope circa l’argomento, un piccolo passo in avanti è stato fatto in Italia. La Legge di Bilancio 2022, approvata lo scorso 31 dicembre dalla Camera, ha infatti introdotto tra le novità fiscali anche la riduzione dell’Iva su assorbenti e tamponi interni non compostabili (quelli compostabili, insieme alle coppette, sono invece tassati al 5%). L’imposta è così passata dal 22 al 10%. Un dato sicuramente positivo, che deve però essere interpretato come punto di partenza, e non di arrivo. Secondo i dati Istat, infatti, in Italia sono circa due milioni le donne che vivono in condizioni di povertà. Possiamo quindi immaginare che una tassazione al 10%, la stessa applicata anche ai tartufi, seppur lodevole, non sia sufficiente a garantire un’adeguata e soprattutto dignitosa accessibilità ai prodotti mestruali.
Un importante contributo dal mondo retail è arrivato da Coop Italia, da sempre in prima linea contro la disparità di genere con la campagna ‘Close the Gap’. L’insegna – l’unica nella Penisola a prendere una decisa posizione sul tema – aveva infatti esortato a un ulteriore ribassamento. “L’Iva sugli assorbenti scende al 10%, ma vogliamo che scenda ancora. Non ci fermiamo qui e confidiamo in un ulteriore ribassamento al 4%. Vogliamo eliminare anche questa forma di discriminazione, chiedendo semplicemente quello che è giusto”, si leggeva qualche mese fa sui manifesti pubblicitari della catena.
L’esempio di Coop Italia non può non farci sperare che anche altre realtà della Grande distribuzione organizzata decidano di aderire alla lotta contro la tampon tax e che l’intero Paese apra gli occhi sulla questione. La strada verso un accesso universale ai prodotti mestruali è ancora lunga, ma necessaria, considerato che il ciclo non è un lusso, ma un indicatore della salute e del benessere della donna. Tutelarlo è quindi fondamentale.