Di Luigi Rubinelli
Conad ha presentato recentemente il bilancio di sostenibilità 2021. Sono molte le informazioni disponibili interessanti, ma manca la certificazione. I dirigenti di Conad scuseranno le osservazioni che facciamo qui di seguito.
“Conad ha una logistica unica e selettiva per il trasporto delle Mdd, le proprie marche del distributore (in accordo con Chep), fino ai cedi, ovviamente è mista (Mdd e Idm) ai negozi. Questo fa dire a Conad che “A fronte di un incremento dei prodotti trasportati del 9% le emissioni sono cresciute del solo 3%, ulteriore conferma della validità e dell’efficacia delle azioni strutturate da Conad”.
E ancora: il packaging in materiale riciclabile delle Mdd è passato dal 44% di tutte le referenze del 2019 al 70% di quest’anno. Una percentuale di rilievo. E nel 2022 ci saranno altri interventi ancora su categorie e prodotti”.
Facciamo altri esempi, ma il Bilancio ne ha diversi che meriterebbero di essere divulgati appieno.
La selezione dei fornitori di pesce
“Ai propri fornitori Conad chiede il senza antibiotico dalla nascita, non ammettendo il senza antibiotico per 4 o 6 mesi di allevamento, poiché ritenuta condizione non coerente con i principi del benessere animale oltre ad essere poco trasparente nei confronti del consumatore.
La sfida che è stata intrapresa nei prodotti della marca commerciale, anche quella di usare sempre più materia prima ittica certificata con Msc e Asc, i programmi di certificazione più accreditati del mondo, a sostegno della sostenibilità e tracciabilità del pesce”.
La ricciola oceanica: “Certificata dalla filiera controllata Conad Percorso Qualità e da un ente internazionale che garantisce la sostenibilità di allevamento, la Ricciola Oceanica fresca sfusa è allevata senza l’uso di antibiotici dalla nascita e senza ormoni, con mangimi senza Ogm e nel pieno rispetto del benessere animale. Viene allevata in Olanda con un particolare sistema di acquacoltura a terra che prevede un ricambio costante di acqua marina fresca, purificata e ossigenata, monitorata continuamente e mantenuta a temperatura e luce ottimale, per garantire la migliore crescita e salute dei pesci”. Come si chiama la società di certificazione? In che zona è l’allevamento?
I consumi energetici nei pdv
“Nel 2021 il campione di punti vendita analizzati è stato ampliato notevolmente, arrivando ad una copertura di circa 92,6% del totale. L’analisi dei consumi energetici e delle emissioni nel 2020 prendeva in esame 368 punti di vendita, mentre nel 2021 comprende 2.858 punti vendita distribuiti sul territorio nazionale e non solo, per un totale di oltre 2,3 milioni di metri quadri coperti, rendendo il campione molto più rappresentativo. Le emissioni derivanti dal consumo di elettricità rappresentano il 96,5% delle emissioni stimate, la parte restante è da attribuire al consumo di gas. Per quanto riguarda le emissioni derivanti dal consumo di elettricità, si stima un valore di intensità di emissioni medio pari a 144,57 kgCO2eq/m”. In effetti il monitoraggio sulla rete di vendita è ampio, visto che il numero di pdv oggi è di 3.322.
Le emissioni nel sistema
“L’indicatore emissivo per unità di superficie migliora dello 0,6% nel 2021 rispetto al 2020”. Molto interessanti gli interventi di efficientamento energetico delle varie cooperative.
Mancano le certificazioni
Purtroppo non ci sono certificazioni di enti terzi sui singoli aspetti del bilancio, che renderebbero il bilancio di sostenibilità ancor più di valore. Lo avevamo segnalato anche per il Bilancio del 2020. Peccato. La grafica è un po’ vecchia e densa e non aiuta la lettura. Fra gli stakeholder Conad indica anche i giornalisti e i media in generale: è l’unica azienda della Gdo che lo fa e le va dato merito anche se i comunicati stampa arrivano a fasi alterne.