Roma – Per l’Antitrust il fenomeno del cosiddetto ‘greenwashing’, ossia la strategia di comunicazione volta a promuovere le iniziative aziendali o i prodotti come ecosostenibili anche se non lo sono, è concorrenza sleale. È quanto emerge dalla ‘Relazione annuale sull’attività svolta nel 2021’ dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, illustrata lo scorso 18 luglio dal presidente dell’istituzione, Roberto Rustichelli. Un tema importante, al quale è stato dedicato un capitolo dedicato. “La questione del rapporto tra concorrenza e sostenibilità è oggetto di attenzione di numerose autorità di concorrenza nazionali dell’Ue, nonché della Commissione europea, che fornirà appositi indirizzi applicativi nell’ambito del processo di revisione del Regolamento di esenzione sugli accordi orizzontali e delle relative linee guida, da completarsi entro il dicembre 2022”, si legge nel documento ufficiale. È in questo contesto che si colloca la riflessione circa il ruolo e il contributo della politica di concorrenza. “Particolare attenzione meritano le problematiche relative all’applicabilità delle norme sulle intese e alle condizioni di esenzione, senza trascurare le pratiche di greenwashing, rilevanti non solo sotto il profilo antitrust ma anche della tutela del consumatore, in una visione fortemente sinergica tra i due ambiti”. Nel luglio 2021 è stato istituito un gruppo di lavoro per analizzare i rapporti tra politiche della concorrenza e sostenibilità ambientale: i primi esiti evidenziano l’importanza della promozione di iniziative di informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle imprese, riguardante anche le tematiche del greenwashing.