Milano – Dopo una corsa che sembrava inarrestabile, gli indici delle principali commodities si sono ridotti fino a oltre il 20%. Un ribasso così rapido e intenso che non si vedeva dalla crisi finanziaria del 2008 e, secondo molti, indice di un’imminente recessione economica. La spirale ribassista sta investendo tutto il comparto delle materie prime con la sola eccezione del gas e dell’elettricità in Europa, dove la paura per l’interruzione delle forniture russe mantiene una tensione molto alta sul mercato. Anche il petrolio è ormai sceso sotto la soglia psicologica dei 100 dollari al barile, in ribasso di quasi il 30% rispetto alle punte di marzo. Il grano, che aveva toccato i massimi storici, ha perso circa il 40%, mentre il rame ha perso in due settimane un quarto del suo valore, così come l’alluminio e lo zinco. Le banche centrali hanno iniziato a reagire a un’inflazione che si è rivelata essere tutt’altro che transitoria dando il via a una stretta monetaria che ha determinato il rafforzamento del dollaro e l’aumento dei tassi di interesse, facendo scappare gli investitori dai mercati delle materie prime.