Roma – Il comparto fieristico italiano si conferma un moltiplicatore di business, come emerge da un’indagine commissionata da Aefi a Prometeia. L’industria fieristica genera un impatto sui territori – tra servizi, trasporti e ospitalità e salari – quantificabile in 22,5 miliardi di euro l’anno di produzione, per un valore aggiunto stimato in 10,6 miliardi di euro, pari allo 0,7% del Pil. Il valore della produzione delle fiere italiane si attesta a 1,4 miliardi di euro, con 3.700 addetti diretti, circa 200 manifestazioni internazionali e oltre 220 nazionali organizzate ogni anno, per un totale di 12,6 milioni di visitatori (che salgono a 20 milioni con gli eventi locali, fonte: Aefi). Un sistema fieristico italiano è il secondo in Europa dietro a quello tedesco ed è stato colpito duramente dai lockdown, con una perdita del -63% di fatturato nel 2020. Il comparto attiva direttamente un valore della produzione pari a 8,9 miliardi di euro, a cui corrispondono 4,3 miliardi di euro di valore aggiunto e 96mila addetti, che salgono a 22,5 miliardi di produzione, 10,6 di valore aggiunto e 203mila occupati se si considerano anche gli impatti indiretti e indotti.