Continuano a correre i prezzi delle materie prime, dell’energia e dei materiali. L’industria chiede di aggiornare i listini. Ma la distribuzione teme le speculazioni e non ci sta. I commenti di alcuni protagonisti.

Di Federico Robbe

Si accende il confronto industria-distribuzione sull’aggiornamento dei listini 2022. Proprio in queste settimane, infatti, le aziende stanno incontrando le insegne per discutere di prezzi.

Sul piatto i forti rincari delle materie prime, dei trasporti, dell’energia e dei materiali per il confezionamento. Assocarta stima che da fine 2020 a giugno 2021 le cellulose per carta e cartone hanno subito rincari del 60% (fibra lunga Nbsk) e del 70% (fibra corta eucalipto). Prezzi alle stelle anche per le quotazioni della carta e del cartone da riciclare, saliti rispettivamente del 138% e del 143% in sei mesi. Non va meglio per gli altri materiali, secondo i dati di Anima, la federazione di Confindustria che riunisce 34 associazioni della meccanica e monitora l’andamento di plastica, acciaio, metalli ferrosi e non ferrosi ed energia. “Nelle ultime settimane”, commentava a luglio il vice presidente Pietro Almici, “il prezzo di molti materiali si è assestato sui massimi storici. A parità di affidamento da parte dei fornitori, viene fornito solo circa il 50% dei beni rispetto allo scorso anno”.

Gli incrementi chiesti dalle aziende alla Gd-Do variano da settore a settore, ma sono comunque consistenti. Questi i numeri riportati dal Sole 24 Ore: +20% per la pasta, +15% per le farine, +12% per le merendine, +4% per i salumi, +7% per i fazzoletti, +15% per le conserve di pomodoro, +17% per legumi, +20% per l’olio, +8% per i prodotti lattiero caseari. Incrementi chiesti dopo un decennio di inflazione zero, o addirittura di deflazione per alcuni comparti.

Secondo gli addetti ai lavori, potrebbe esserci un incremento dei prezzi per il consumatore finale pari al 2-4%. Alla luce di questo rischio, la distribuzione fatica a concedere aggiornamenti dei listini. Anche se qualcuno è più conciliante di altri. Maniele Tasca, direttore generale del gruppo Selex, commenta: “Serve un grande senso di responsabilità di tutti gli attori della filiera e come Selex non intendiamo scaricare sui consumatori aumenti così importanti, ma si rischia una forte pressione sui margini delle aziende della Gdo. Se ci saranno rincari che l’industria non può assorbire sarà accettabile un aumento dei listini ma temporaneo”.

Giorgio Santambrogio, Ceo di Gruppo VéGé, aggiunge: “Siamo contro le speculazioni che alcuni fornitori fanno e siamo disposti a sederci al tavolo per studiare come ripartire tra catene e industria i rincari. Bisogna innanzitutto collaborare con l’industria di marca perché non è equo che la Gdo debba assorbire i rincari non potendo scaricarli sui clienti”.

Secondo Patrizio Podini, fondatore e presidente di MD, gli aumenti sono in parte eccessivi e sono figli della speculazione. “Lancio un appello al governo e all’Antitrust per intervenire sugli aumenti ingiustificati dei prezzi con controlli, verifiche”, dichiara al Sole.

“Si rischia un’inflazione da costi sui consumatori che potrebbe essere un freno formidabile alla ripresa del Paese”, sottolinea Marco Pedroni, presidente Coop Italia e Ancc-Coop. “Sarebbe importante in questo momento un’azione forte di sostegno dei consumi, anche attraverso le leve fiscali”.

Il numero uno di Conad, Francesco Pugliese, scrive su Twitter il 22 settembre: “Dobbiamo farcene carico, ma non tutti allo stesso modo. Il risultato netto dell’industria degli ultimi anni è cinque volte superiore a quello della Gdo: bisogna tenerne conto”. Secondo Pugliese, “solo alcune filiere sono realmente in difficoltà”.

La voce della distribuzione pare forte, chiara e compatta. L’industria e le associazioni sono tradizionalmente più riservate sul tema. Ma è chiaro che sarà un autunno caldissimo, oltretutto sempre più caratterizzato dal processo di transizione energetica, dagli obiettivi di sostenibilità e neutralità climatica e da tante altre belle parole. Che hanno un costo non indifferente.