La Corte dei Conti boccia il piano ideato dal governo Conte. “Criticità e limiti nell’esperienza finora maturata”: questo il giudizio. E pensare che ci è costato cinque miliardi di euro…
Di Angelo Frigerio
‘Il cashless che ti fa fess’: questo il titolo di apertura della newsletter del 23 dicembre 2020. Avevamo analizzato, in due puntate, il piano ideato dal Governo per combattere l’evasione. E avevamo sentenziato: “Non serve a contrastare il ‘nero’. Danneggia i poveri. E favorisce le banche”.
Siamo stati facili profeti. Oggi la Corte dei Conti, nel suo Report 2021 sul coordinamento della finanza pubblica, lo sottolinea e ribadisce: “Una prima analisi sulla gestione delle misure volte a favorire l’uso della moneta elettronica ha fatto emergere l’esistenza di criticità e limiti nell’esperienza finora maturata”.
Una fotografia che evidenzia “enormi difficoltà” nel monitorare i reali effetti economici e tributari della misura. Che, nelle intenzioni sbandierate da Conte, doveva essere uno strumento per educare i cittadini all’uso dei pagamenti digitali. E favorire la lotta all’evasione fiscale. Nulla di tutto questo. Nel mirino della magistratura contabile, soprattutto le mancate distinzioni tra i beni e i servizi oggetto delle transazioni e i soggetti che rendono la prestazione. Per evitare l’evasione fiscale, la Corte auspica “una soluzione che privilegi i pagamenti verso operatori medio piccoli. Prevedendo un incentivo differenziato”. Troppo basso, invece, il numero minimo di operazioni richieste nel semestre per il rimborso. Quanto al super cashback per contenere gli abusi, la magistratura contabile ritiene “opportuno limitare il numero di operazioni effettuabili con lo stesso operatore nell’arco della medesima giornata. Anche se con carte diverse. Limitando in questo modo anche il probabile frazionamento artificioso degli acquisti”. Bocciata anche l’entità del premio per i primi 100mila utenti per operazioni nel semestre. L’importo di 1.500 euro “appare eccessivo”. Non è migliore la valutazione della cosiddetta lotteria degli scontrini. “Finora limitata e settoriale, concentrata nella grande distribuzione”, si legge nel report della Corte dei Conti. La complessità delle operazioni e la conoscenza “differita” della vincita non alimenta l’interesse del consumatore.
Una bocciatura a tutti gli effetti che non ha trovato spazio nei giornali di regime, ampiamente sponsorizzati dalle banche. Eh sì, sono loro le maggiori beneficiarie di questo piano. Guadagnano sulla mancata movimentazione del contante e ci fanno la cresta sulle transizioni. Altro che lotta all’evasione.
E ancora: vogliamo parlare dei cinque milioni di poveri presenti oggi in Italia? Ma secondo voi questi hanno una carta di credito? Fanno gli acquisti col cashback?
Ma c’è di più. Con questa supercazzola con scappellamento a sinistra, tanto per citare il film ‘Amici miei’, lo Stato ma anche le grandi aziende hanno la possibilità di controllare tutte le transazioni effettuate. E, di conseguenza, stilare il comportamento dei cittadini o clienti. Una mappatura generalizzata da Stato sovietico da una parte. Una profilazione straordinaria del consumatore dall’altra.
Da non dimenticare infine che il cashback ci è costato la bellezza di cinque miliardi di euro. Ecco allora che lo Stato si è comportato come Superciuk, eroe dei fumetti di Magnus & Bunker: ruba ai poveri per dare ai ricchi.