Faccia a faccia tra Angelo Frigerio e Mario Gasbarrino, Ad di Decò Italia. A tema la Distribuzione moderna. Un confronto serrato e senza sconti.
Di Aurora Erba
Mercoledì 26 maggio, alle ore 12.00, sul canale YouTube di Tespi è andato in onda il terzo appuntamento di ‘Mezzogiorno di fuoco’, il format online che racconta di mercato e dintorni. Un ring virtuale: il nostro direttore, Angelo Frigerio, da una parte, Mario Gasbarrino, Ad di Decò Italia, dall’altra. Ecco com’è andata.
Da un anno sei andato via da Unes… Perché?
Sono una persona professionalmente fedele, per 35 anni ho lavorato nel mondo dei supermercati. Ma, prima o poi, tutti i grandi amori finiscono. Quando ti accorgi che un rapporto sta per giungere al capolinea, è meglio lasciarlo andare. Spesso la colpa non è dei due innamorati (che continueranno a volersi bene), ma delle persone che li circondano. Il casus belli non conta niente, è un pretesto a cui ci si aggrappa per giustificare la propria scelta, ma non è il vero motivo del distacco. La cessione di un rapporto lavorativo, soprattutto se di lunga durata, può avere anche un impatto positivo. Perché permette di capire quali persone ti stimavano davvero e quali, invece, erano innamorate della tua posizione. La sorpresa più grande, nel mio caso, è stata scoprire che molti dei collaboratori che mi circondavano mi volevano bene davvero. Quelli interessati al mio ruolo si contano sulle dita di una mano. E rientrano in quella categoria che noi, a Napoli, siamo soliti chiamare ‘ominicchi’.
Una volta terminata l’esperienza in Unes, sei rientrato nel mondo del retail fisico con Decò Italia. Come mai?
Mi sono innamorato di nuovo. Di un progetto e di due persone. Nello specifico, Giovanni Arena, direttore generale dell’omonimo gruppo, e Claudio Messina, consigliere di amministrazione di Multicedi. Nel luglio 2020 i due supermercati, che fanno capo a Gruppo Végé, hanno dato vita a Decò Italia, centrale di acquisto da 2,4 miliardi di euro con sede a Milano. Di cui sono amministratore delegato. Le due aziende consorziate sono particolarmente radicate nel Meridione e questo ha permesso di restituire al mio Sud quello che ho imparato nel corso degli anni. Sono laureato in matematica all’Università di Napoli, ma ho lasciato subito la mia terra per seguire la carriera professionale. Restituirle qualcosa è un dovere morale che faccio più che volentieri.
Il franchising ha ancora un senso?
Assolutamente no. Il franchising è morto. Può essere tattico, ma non è sicuramente strategico. Per due motivi fondamentali. Il primo è che chi ha i clienti, se li tiene ben stretti. Il secondo, invece, è che il mondo è in continua evoluzione. E i modelli di riferimento devono sapersi adattare a questo cambiamento. Avere aziende affiliate comporterebbe non poche criticità, perché non si riuscirebbe a mettere in atto alcun cambiamento. Anche se hai un’idea, ogni affiliato la interpreterebbe a modo suo.
L’amministratore delegato di una nota catena discount un giorno radunò i suoi buyer e disse loro: “Voi ai fornitori dovete strizzare le palle”. Testuali parole. Cosa ne pensi?
Sicuramente serve un rapporto un po’ più ‘cazzuto’ nei confronti delle multinazionali, perché per loro ogni cazzotto è una carezza. Nel mondo dei fornitori intermedi, dei provider e di chi realizza prodotti a Mdd ci vuole una relazione completamente diversa, basata su etica, rispetto e imprenditorialità. Tenendo sempre a mente che ‘cca nisciuno è fesso (nessuno è stupido) e che stipulare una partnership non significa fare tutto quello che viene richiesto dall’altra parte. La cosa che mi dà più fastidio è fare il forte con i deboli e il debole con i forti. È una prerogativa che non mi è mai appartenuta.
Parliamo di mazzette. Ogni tanto qualche buyer viene allontanato perché prende delle ‘bustarelle’. Caso isolato o sistema consolidato?
Fa parte della debolezza dell’animo umano. I soldi portano sempre grandi rischi. Tuttavia, non è mai stato un problema così preponderante nel corso della mia carriera professionale. Neanche quando lavoravo come direttore acquisti in Sma Supermercati. Ci sono alcuni casi, è vero. Ma niente di così diffuso. Per prevenire queste criticità mi sono sempre servito della ‘job rotation’, una tecnica che mi ha permesso di far ruotare ciclicamente i compratori. Una diminutio dal punto di vista professionale, perché spesso alcuni collaboratori sono specializzati in categorie precise. Penso ai freschi, ad esempio. Ma, al momento, è l’unica garanzia che si può avere.
Sul prossimo numero di b2B beautyToBusiness l’intervento al completo.