Roma – L’accenno di Mario Draghi sulla ripartenza delle fiere ha riacceso la speranza del settore sui prossimi mesi. Data fondamentale per consentire al sistema di ripartire è il primo giugno. Una data, spiega al Sole 24 Ore Maurizio Danese, presidente Aefi, che “consentirebbe di dare fiducia al sistema e mettere in moto la macchina organizzativa necessaria per assicurare una piena ripartenza a settembre, soprattutto per le manifestazioni di carattere internazionale, salvando così almeno l’ultima parte dell’anno”. Aggiunge Enrico Pazzali, presidente Fondazione Fiera Milano: “Se non si decide adesso, si rischia di mettere in discussione tutto quello che è stato programmato per la ripartenza. Perciò ci aspettiamo che il prossimo decreto del governo contenga una certezza sulle riaperture e che indichi il primo giugno come data”. Secondo Antonio Bruzzone, Ad di Bologna Fiere, non si può pensare di “recuperare in quattro mesi quello che abbiamo perso in otto, ma almeno potremmo salvare una parte dell’anno. Per il momento, quest’anno siamo a zero. Se arriveremo al 50% del fatturato 2019, sarà già un grande risultato”. L’altro tema caldo riguarda i sostegni a fondo perduto, dove il regime de minimis sugli aiuti di Stato ha imposto cifre bassissime destinate agli enti fieristici: i quattro principali poli (Milano, Bologna, Verona, Rimini-Vicenza) hanno avuto appena 4 milioni di euro complessivamente. L’obiettivo, nota Danese, è fare come in Germania, dove grazie alla deroga al regime de minimis le fiere “hanno ricevuto 642 milioni di euro a fondo perduto per coprire le perdite”.