New York (Usa) – Non c’è tregua per l’industria della plastica. Un nuovo saggio, pubblicato dalla scienziata statunitense Shanna H. Swan e intitolato ‘Count Down’, parla di una correlazione diretta tra le plastiche chimiche e la fertilità umana. Secondo Swan, nel giro di 20 anni gran parte delle coppie non riuscirà ad avere figli. Negli uomini, a causa di un calo nella quantità e nella qualità degli spermatozoi. Nelle donne, per colpa di sempre più frequenti aborti spontanei. E nei nuovi nati, per colpa del rimpicciolimento, rispetto alle passate generazioni, degli organi genitali. Secondo la ricercatrice, i colpevoli di questo processo sarebbero alcune sostanze di uso quotidiano, che interferiscono con la produzione di ormoni sessuali nell’organismo.
A cominciare da composti chimici quali ftaliati e bisfenolo, usati nella produzione di plastiche per uso alimentare. Cruciale sarebbe anche il ruolo dei Pfas (Sostanze perfluoro alchiliche), utilizzati anche nella produzione di contenitori per alimenti e detergenti per la casa. Accusati non solo di alterare i normali cicli ormonali dell’organismo, ma di accumularsi nel corpo senza possibilità di essere smaltiti. Nella lista dei principali ‘colpevoli’ anche i pesticidi, come atrazina e altri ritardanti di fiamma, alcuni profumi, cosmetici e detergenti. Come riporta un articolo de Il Corriere, in Europa qualche passo per bandire gli interferenti endocrini (sostanze chimiche che possono alterare il normale equilibrio ormonale) è stato fatto. Il regolamento ‘Reach’ del 2006 prevede – almeno sulla carta – severe restrizioni nel loro utilizzo. Sebbene manchino ancora criteri condivisi a livello internazionale che permettano di individuare le sostanze interferenti endocrine nei prodotti di consumo.