Milano – Nel 2020, complice soprattutto il Covid e il conseguente -10,8% nei consumi, si stima la chiusura definitiva di più di 390mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi a fronte di 85mila nuove aperture. A rivelarlo è l’Ufficio studi di Confcommercio tramite i dati Movimprese Unioncamere, che evidenziano una riduzione del numero di aziende attive in questi settori pari a circa quasi 305mila imprese, per un calo dell’11,3%. Di queste, 240mila chiusure sarebbero da ricondurre esclusivamente alla pandemia. L’emergenza sanitaria ha infatti acuito drasticamente il tasso di mortalità delle imprese che, rispetto al 2019, risulta quasi raddoppiato per quelle del commercio (dal 6,6% all’11,1%) e addirittura più che triplicato per i servizi di mercato (dal 5,7% al 17,3%). Inoltre, alla perdita di imprese va aggiunta anche quella relativa ai lavoratori autonomi, di cui si stima un crollo di circa 200mila professionisti.

Anche per quanto riguarda Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza il bilancio è impietoso: nel corso di quest’anno hanno chiuso ben 1.800 attività al dettaglio. E se i numeri dell’e-commerce sono positivi (+58%), certo non bastano a riequilibrare il calo del 20,8% del giro d’affari nel capoluogo lombardo e nell’hinterland. “L’emergenza sanitaria peggiora una situazione economica gravissima, in particolare per le imprese ancora in lockdown”, spiega Marco Barbieri, segretario generale Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza. I settori in controtendenza a Milano città sono la vendita di radio e telefonia (+108 imprese, pari al +19,5%), i negozi online (+1.315 imprese, +18,5%), la farmaceutica (+207 imprese, +8,2%), l’alimentare (+911 imprese, +5,8%).