Un luogo come Green Pea poteva aprire solo in un momento in cui tutti si sono fermati a pensare, complice il lockdown, al delicato rapporto tra uomo e natura. Presentato in anteprima oggi alla stampa, verrà inaugurato il 9 dicembre a Torino, di fianco al primo Eataly aperto nel 2007 al Lingotto. Tutto intorno un polmone verde di oltre 2mila piante. Si tratta del primo Green Retail Park al mondo dedicato al tema del rispetto verso la Terra, la gente e le generazioni future. Ne è simbolo il piccolo legume da cui l’avveniristico mall prende il nome: rotondo come la Terra e verde come dovrebbe essere il nostro Pianeta. 15mila metri quadri su 5 piani con 66 negozi, 1 museo, 3 ristoranti, 1 piscina, 1 spa e 1 club dedicato all’Ozio Creativo. Il terzo piano celebra la Bellezza, quella della persona, dei sapori e del lusso. Qui sono presenti le aziende green Allegro Natura e Almacabio. Ogni prodotto all’interno di Green Pea, oltre a essere in armonia con ambiente e persone, è realizzato per durare a lungo ed essere riutilizzato o riciclato a fine vita. Acquistandolo si diventa parte di un cambiamento che nasce a Torino con l’ambizione di arrivare in tutto il mondo. Ne abbiamo parlato con Francesco Farinetti, presidente e Ad di Green Pea, e Roberto Orecchia, fashion brand director.

Il riscaldamento globale è un’emergenza: è scritto nel vostro manifesto. Il Pianeta può ancora guarire?

FF: Bisogna cambiare prospettiva. Il nostro Pianeta ha 5 miliardi di anni e vivrà ancora a lungo. Il tema non è ‘save the planet’, ma ‘save the Homo sapiens’, ossia la nostra specie. Ci sono già state cinque estinzioni di massa, la nostra sarebbe solo la sesta, tra l’altro quella più breve.

Come si diventa ‘consumatori consapevoli’?

FF: È un’inversione di tendenza che deve partire dai produttori per arrivare ai consumatori. Il primo tema della consapevolezza è la conoscenza. Solo se conosci, diventi consapevole. Con Green Pea vogliamo anticipare quella che vediamo davanti a noi come un’onda enorme di cambiamento delle abitudini di consumo.

‘Sostenibile’ viene spesso associato a costi elevati…

RO: Bisogna essere sostenibili a 360 gradi. Noi vogliamo essere ‘Pop&Top’ e portare la qualità green al più vasto pubblico possibile, con un’offerta per tutte le tasche.

In che modo avete selezionato le aziende?

RO: Green Pea è il primo Green Retail Park che unisce ben 100 aziende con un obiettivo comune: la sostenibilità. Ci lavoriamo da 10 anni, alcuni brand sono già green nel dna, altri li abbiamo convinti noi a diventare sostenibili.

Potrebbe esserci il rischio che alcune aziende facciano greenwashing?

RO: Il greenwashing è un tema attualissimo. Ci è capitato di interfacciarci con aziende su cui abbiamo dovuto ricrederci. Ma tutti i prodotti presenti in Green Pea sono sostenibili. Se un’a- zienda ne ha pochi, è invogliata a produrne di più e noi cerchiamo di creare un circolo virtuo- so. Il cambiamento vero sarà quando i retailer del mondo chiederanno di avere le referenze presenti da Green Pea.

L’obiettivo di Green Pea è quello di dettare standard di sostenibilità sociale e am- bientale?

FF: Nel nostro manifesto, che facciamo firmare per contratto, sono scritti i valori fondanti del nostro credo, una visione all’insegna del mantra ‘bello, pulito e giusto’.

RO: Abbiamo creato un logo che racchiude il significato di Green Pea: rispettare, riciclare, ripristinare, riparare.

Quale sarà lo sviluppo internazionale di Green Pea?

FF: Green Pea è nato per essere un progetto internazionale, fin dalla sua prima idea di format con mio padre Oscar e con Roberto. L’orgoglio per il made in Italy è molto più forte all’estero che nel nostro Paese. All’ingresso c’è un maxi schermo collegato al primo satellite ambientale al mondo, Prisma, dell’Agenzia Spaziale Italiana, eccellenza mondiale. Siamo la prima nazione del pianeta per il recupero del legno e in Europa per quello della plastica, ben il 93%. Il Belpaese è famoso per le tre “f”: food, fashion e furniture. Abbiamo già accordi con i più grandi landlords internazionali che non vedono l’ora di avere dei nuovi luoghi di vendita, dove si toccano i prodotti e si incontrano persone. Luoghi da salvaguardare perché favoriscono le relazioni umane e posti di lavoro qualificati. Per evitare che la gente compri sugli e-commerce è fonda- mentale creare dei luoghi esperienziali. Green Pea non vende online perché i suoi prodotti sono da vedere e toccare. Online propone solo le esperienze, come la Green Pea Membership, l’accesso in piscina, un massaggio. Tutte da vivere in loco.