Lo scrittore americano Mark Twain diceva che: “Esistono tre tipi di bugie: quelle piccole, quelle grandi e le statistiche”. Un aforisma che calza a pennello per un pasticciaccio sui dati relativi all’andamento della distribuzione in Italia. Tutto comincia a Cibus Forum, l’evento andato in scena il 2 e 3 settembre a Fiere di Parma. Alla sessione inaugurale sono sul palco: Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare; Giorgio Santambrogio, Ad Gruppo VéGé; Roberto Luongo, direttore generale Ice; Tanya Kopps, Ceo Metro Italia; Christian Centonze, industry food director Nielsen. In collegamento interviene poi Nicola Levoni per Food drink Europe e – a lavori iniziati – arriva pure il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio.
Il primo a parlare è Centonze, che analizza lo scenario internazionale e si sofferma sull’impatto della crisi sul largo consumo in Italia. Oltre a sottolineare il boom dell’e-commerce e della prossimità, l’analista di Nielsen proietta una slide in cui si afferma che “il largo consumo si mantiene marcatamente positivo”, con un trend ottimo nel mese di agosto (+4,6%) ed eccellente nel periodo 30 dicembre-23 agosto: +7,2%.
Ma pochi giorni dopo, all’inaugurazione del nuovo Spazio Conad di Vimodrone (Milano), sabato 5 settembre, il vulcanico Ad della catena, Francesco Pugliese, descrive uno scenario a tinte fosche: il progressivo 2020, ad agosto, è +2,05%. E la fonte è sempre Nielsen. Se va bene, la distribuzione chiuderà l’anno a +1,8%, secondo Pugliese. Dati, questi ultimi, che hanno trovato una sostanziale conferma alla presentazione del Rapporto Coop di ieri, a Milano. Il presidente Marco Pedroni, l’Ad Maura Latini e il direttore generale Ancc-Coop Albino Russo hanno illustrato la consueta anteprima del rapporto, soffermandosi anche sull’andamento di Gd-Do. Ebbene, tra i tanti spunti forniti alla platea di giornalisti in sala e ai circa 300 collegati, ecco puntuali le previsioni sul settore: a fine anno il risultato oscillerà tra +0,5% e +1,5%.
Non sarebbe affatto vero, come si sente talvolta dire, che la Gdo sarà uno dei pochi settori con la pancia piena nell’annus horribilis 2020. Nonostante le corse agli scaffali e le code interminabili di qualche mese fa, anche i retailer piangono. O comunque non ridono. Complice anche la strana estate segnata dalla mancanza di turismo: il trimestre giugno-agosto (dati Coop-Nielsen) ha visto una crescita dei discount del +63% rispetto allo stesso periodo 2019, bilanciata però dal calo degli iper (-62%). Bene i superstore con il +21%, ma calano i liberi servizi con il -24%. Insomma, un saliscendi dove alla fine i margini sono quelli che sono. Cioè poco o niente, con percentuali negative ovunque. E meno male che Centonze, appena una settimana prima, rassicurava tutti dispensando ottimismo.
Logico, a questo punto, chiedersi come stiano le cose e quali siano i dati reali, anche perché non stiamo parlando di zero virgola, ma di una differenza pari a cinque punti percentuali. Alla conferenza stampa poniamo la domanda, che all’inizio cade un po’ nel vuoto. Nessuno sa spiegare il perché di questa forbice. Poi si scopre che tra i 300 collegati in streaming c’è anche una analista di Nielsen. Che svela l’arcano: i dati comunicati a Cibus Forum si riferiscono al largo consumo confezionato e non al totale del largo consumo. Ma la vera questione è: che senso ha presentare dati sui cibi confezionati? Con i consumatori impauriti dal virus, è ovvio che siano stati preferiti tali prodotti rispetto a quelli sfusi. Chiunque abbia fatto la spesa in questi mesi se n’è accorto. Non ci volevano certo gli analisti di Nielsen per saperlo…
E comunque ribadiamo che sulla slide mostrata a Cibus Forum c’era scritto (vedi foto): “Nel complesso, il largo consumo si mantiene marcatamente positivo”. Allora Nielsen: ci fai o ci sei?