Tutti per uno, uno per tutti. Sono numerose le associazioni americane che si sono unite a supporto di un nuovo disegno di legge. Quale? E’ denominato ‘Inform consumers act’, per esteso ‘Integrity, notification and fairness in online retail marketplaces for consumers act’. Una proposta per rendere più monitorata, trasparente e corretta la distribuzione e-commerce negli Usa, contrastando la vendita in Rete di beni rubati, contraffatti o pericolosi.
Il documento – presentato in marzo al Congresso dai senatori Bill Cassidy, Dick Durbin e David Perdue – impone ai rivenditori online di richiedere e verificare annualmente i profili degli ‘high-volume third party seller’ (venditori terzi o fornitori che hanno effettuato 200 o più vendite in un periodo di 12 mesi per un importo di 5mila dollari o più).
In particolare, i dati che devono essere verificati sono: informazioni sul conto bancario; un documento d’identità con foto della persona che rappresenta il venditore terzo; un documento che attesta il contatto individuale o aziendale; un numero di identificazione fiscale aziendale. Mentre devono essere resi noti anche ai consumatori, in modalità ben visibile: il nome completo del venditore; l’indirizzo commerciale; se il fornitore produce, importa, vende o rivende prodotti di consumo; il contatto, inclusi un numero di telefono e un indirizzo email di lavoro. Deve anche essere presente un messaggio che incoraggi i visitatori a segnalare attività sospette, tramite un contatto ben evidente.
La legislazione è stata introdotta alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti il 23 luglio, dal membro del Congresso Jan Schakowsky, presidente del sottocomitato per la protezione dei consumatori e il commercio, che ha dichiarato: “Mentre i mercati online attirano sempre più utenti a causa della pandemia, è fondamentale che i consumatori sappiano da chi stanno acquistando. Questo disegno di legge è sensato, una soluzione pratica che spero venga approvata rapidamente”. In attesa che prosegua il suo processo legislativo, in questi mesi il documento ha ricevuto il plauso di numerosi retailer. Il motivo non è difficile da immaginare. L’e-commerce avanza infatti anche nel mercato americano e sempre più negozi e catene si vedono costrette ad abbassare le saracinesche. Questa iniziativa intende promuovere un comportamento responsabile sul mercato, scoraggiare le pratiche di vendita scorrette, proteggere i consumatori e pareggiare il livello di trasparenza fra i rivenditori fisici e quelli online, oltre a dissuadere le organizzazioni criminali dal rubare articoli dai negozi fisici per poi rivenderli all’ingrosso in Rete.
“I negozianti prestano attenzione a garantire che i prodotti sui loro scaffali giungano da un approvvigionamento responsabile e soddisfino gli standard di sicurezza. I marketplace di terze parti devono adottare precauzioni simili per eliminare le merci contraffatte e rubate dalle loro piattaforme”, sostiene Jessica Elliott, direttore esecutivo della Louisiana Retailers Association. Anche Alex Gourlay, presidente del gigante farmaceutico americano Walgreens, ha espresso il suo sostegno: “La mancanza di trasparenza e responsabilità nei mercati digitali di oggi ha contribuito al rapido aumento della criminalità organizzata al dettaglio, che è diventata una delle principali sfide da affrontare”. Mary Dillon, presidente della Retail Industry Leaders Association e Ceo di Ulta Beauty (importante rivenditore statunitense di prodotti per la bellezza), ha aggiunto: “I nostri dipendenti e i clienti dei punti vendita spesso subiscono minacce e violenze durante i furti. Invertire questa tendenza significa molto più che proteggere beni e proprietà: si tratta di proteggere le persone”. Anche i rivenditori di prodotti per la bellezza, infatti, sono interessati da questo triste fenomeno. Inoltre, già nel 2017 i prodotti personal care costituivano il 6% del totale merci contraffatte sequestrate dallo U.S. Department of Homeland Security, pari a un valore stimato di 69 milioni di dollari.