“E’ bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante”, scriveva Cesare Pavese. Una citazione che calza a pennello per la nuova avventura professionale di Mario Gasbarrino e Gabriele Nicotra. Due manager di lungo corso che non hanno avuto timore di accettare la proposta di Giovanni Arena, direttore generale dell’omonimo Gruppo, e Claudio Messina, consigliere di amministrazione di Multicedi. Dalla partnership tra le due realtà del Gruppo VéGé nasce Decò Italia, società consortile, che avrà l’obiettivo di sviluppare e gestire le marche private per oltre 700 punti vendita facenti parte delle due società, che producono un fatturato totale alle casse di circa 2,4 miliardi. La parola a Gasbarrino e Nicotra, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale della nuova società.

Quali sono le origini del progetto?

Gabriele Nicotra [GN]: I primi contatti con i vertici di Gruppo Arena e Multicedi risalgono a circa un anno fa. Tutto nasce dal desiderio di sviluppare la marca privata, mettendo a frutto la nostra esperienza in un nuovo progetto. Ad accelerare l’iter è stata anche la vivacità delle due imprese ben radicate al Sud: penso soprattutto all’acquisizione dei pdv Sma da parte di Arena in Sicilia e al cambio di management in Multicedi. Poi, il parere autorevole di Mario è stato il punto di svolta.

Mario Gasbarrino [MG]: Sono stato contattato 3-4 mesi fa, quindi non ho seguito la gestazione iniziale. Ci tengo a dire – visto che in tanti me lo domandano – che quando dichiaravo che avrei lasciato il mondo della distribuzione, dicevo la verità. Poi, certo, ‘il primo amore non si scorda mai’. Ho trovato una serie di condizioni eccezionali che mi hanno fatto accettare la proposta.

Quali?

MG: La bontà del progetto, che è di grande lungimiranza perché riguarda la gestione della marca privata, cioè il dna di un’azienda. Qualcosa che non si può esternalizzare, perché definisce l’identità di un’insegna. E ha un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro con ampie possibilità di crescita. Poi mi hanno convinto le persone, dotate di un’umiltà e di una passione eccezionali. Del resto sono fortunato: ho la possibilità di scegliere le persone con cui fare business. Il terzo elemento è più personale: accettare significa in qualche modo riavvolgere il film della mia vita. Sono cresciuto a Napoli, e sono diventato grande professionalmente in Sicilia, con Sigros. Perché la scelta della sede a Milano, per un gruppo a trazione centro-meridionale?

GN: Milano è vicina all’Europa. E poiché siamo convinti che i buyer debbano uscire, andare in giro e scoprire nuove realtà, è la location ideale. Inoltre, permette di avere stretti contatti con il gotha del mondo distributivo. C’è una facilità di avere confronti e stimoli che altrove è più difficile.

Come sarà la divisione del lavoro tra voi?

MG: Io lavorerò più ‘in periferia’, ma sarà comunque fondamentale tessere i rapporti tra sede centrale e le aziende sul territorio. Aggiungo che con Gabriele, che si concentrerà sulla strategia di prodotto, ci conosciamo da tanti anni e ci intendiamo al volo. Aiuterà poi l’umiltà del management di Arena e Multicedi. E abbiamo un minimo comun denominatore: siamo tutti del Sud, pronti per una sorta di ‘Spedizione dei mille’ al contrario…

Ma quanto peserà il successo del Viaggiator Goloso?

MG: La storia non si ripete, e andiamo sempre più verso un contesto fatto di supermercati più piccoli, omnichannel, con un target ben preciso. Non a caso i format generalisti sono in affanno, e la specializzazione ‘vince’ sul formato. Perciò, dato che appunto la storia non si ripete, bisognerà trovare la formula su misura per i vari contesti: quello che funziona a Milano non è detto funzioni a Catania. Sarà importante puntare su una marca privata che non sia mainstream, ma che abbia un posizionamento chiaro. Si tratta di osservare, studiare e analizzare. Coscienti che gli asset strategici, ormai, non sono più i punti vendita, ma i fornitori. Il portafoglio fornitori è il vero valore aggiunto.

GN: Il segmento premium è da presidiare perché può e deve diventare un brand. Va analizzato sulla base di un asse valoriale ben preciso, a cui si lega l’attività di branding con un alto valore aggiunto. E questa è una sfida più percorribile nel segmento premium.

Insomma, le sfide all’orizzonte non mancano…

MG: Come mi ha detto il vostro direttore Angelo Frigerio, accettando ho segnato un gol ‘alla Insigne [noto calciatore del Napoli, ndr]’. Ma ho potuto farlo grazie al gioco di squadra con Gabriele, un ‘Ronaldo a parametro zero’ pronto a rimettersi in gioco.